La Mestozia - "Меланголия" |
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La Mestozia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In piedi in mezzo alla stanza, congestionato come stesse per venirgli un colpo apoplettico, Saverio si volse di scatto all’amico Egidio, che con lui divideva l’affitto dello studio, e annaspò boccheggiando , come chi non riesce ad articolar sillaba. «Niente,» rantolò, quando riuscì a parlare, agitando con rabbia alcuni dattiloscritti e quasi ringhiando,« niente è meno imputabile alla volontà che l’idiozia. Eppure niente è più irritante di essa, quasi che l’idiozia possa esser fatta colpa di esserlo.» Posò sul tavolo i fogli che aveva già riletti, indicò la dattilografa, un ragazzetta di bassa statura, scialba e biondiccia, seduta davanti alla macchina da scrivere. «Io la strozzerei» esplose. «A torto, lo riconosco. Chè non i può pretendere che il talento, o il semplice senso commune, nasca a volontà in chi ne è privo. E io non farei male a una mosca. Eppure, questa ragazza è capace di farmi concepire propositi omicidi. Ne fa di tutti i colori, sbaglia tutto, inventa parole, salta periodi. È inesauribile, nell’idiozia. È sorprendente. È piena di risorse. Potrei dire, se fossero leciti simili barocchismi, che è un genio, nel suo genere. Un genio dell’idiozia. Una stella di prima grandezza dell’imbecillità, un mostro del cretinismo.» La cosa straordinaria era che la ragazzetta, un tipo che s’indovinava presuntuoso, sicuro di sè, lo stava a sentire con perfetta indifferenza, come se non si trattasse di lei. Saverio avevo riprese a scorrere i dattiloscritti continuando a parlare, con la spuma alla bocca. «E compie le sue malafatte» disse «con una tranquillità da fare impazzire. Come se questi disastri fossero la cosa più naturale del mondo, non umanamente evitabili. Eccone uno da mettersi le mani nei capelli. Avevo dettato: “Il bandito tornò inzaccherato. Sapete che cosa ha scritto questa disgraziata, questa criminale? “Il bandito tornò inzuccherato.” Inzuccherato, signori miei. Inzuccherato!» «Come una tazza di tè o di caffè » mormorò Egidio, pensoso. «È uno scritto a tinte fosche » proseguì Saverio. «Descrivo il bandito, un essere abbietto e feroce che, compiuto il delitto, torna a casa inzaccherato, infangato, pesto, coperto di graffi e lividi. E questa cretina, questa perfetta incosciente, me lo fa tornare inzuccherato. L’ha preso per un candito. Il bandito cosparso di zucchero. Con lo zucchero sul cappelluccio, come neve!» «E già» mormorò Egidio, sempre pensoso e come parlando a se stesso. «Bandito, candito; inzaccherato, inzuccherato; cappello a pan di zucchero, con lo zucchero sopra… Zucchero in polvere…» Saverio aveva ripreso a scorrere i dattiloscritti. A un tratto esplose in un urlo che nulla aveva di umano. «Ma guardate,» singhiozzò, letteralmente, «guardate! Avevo dettato: “Abbiamo al mare gare automobilistiche e nautiche. Per il pubblico balneare, naturalmente, le nautiche sono molto più interessanti delle automobilistiche. Può dirsi, senza tema di sbagliare, che il numeroso pubblico di questa ridente spiaggia sia qui unicamente per vedere le nautiche”. Be’, questa criminale, questa delinquente, quest’essere privo di ogni scrupolo, mi ha scritto tutte le ‘nautiche’ senza la ‘u’. Tutte le nautiche sono diventate natiche, signori miei!» Torvo, paonazzo, quasi stesse per scoppiargli una vena in petto, Saverio urlava, addiritura, agitando i fogli dattilografati. «Udite,» disse «udite!» Si mise a leggere: « “Abbiamo al mare le gare automobilistiche e le natiche. Le natiche sono molto più interessanti delle automobilistiche".» Capisci? Le natiche sono più interessanti. Lo credo. Ma aspetta: “Può dirsi, senza tema di sbagliare, che il numeroso pubblico di questa ridente spiaggia sia qui unicamente per vedere le natiche. C’è una lotta accanita per accaparrarsi i posti migliori per vedere le natiche.” Roba da farsi sequestrare per offesa alle morale. Le è parso una volta di capire natiche, e tira avanti imperterrita, senza domandarsi se per caso non abbia inteso male. O, magari, crede che sia stato io a sbagliare. Perché è anche presuntuosa? Non la sforia il minimo dubbio se sia o no verosimile che io le detti cose indecenti. Guarda qui. Avevo dettato: “Le gare automobilistiche hanno schiacciato le nautiche”, e lei, tranquilla, serena: hanno schiacciato le natiche”. Ma basta. Questa è l’ultima che mi fa. Quasta fa traboccare il vaso». Ansava. Cercò di dominarsi. Andò a un armadietto, mise poce gocce di calmante in un mezzo bicchier d’acqua, bevve. «Signorina,» disse poi, affannoso, « lei da questo momento è licenziata. Avrà quanto le spetta. Ma fili. Fili e non si faccia più vedere.» Passò nella stanza accanto, sbattendo l’uscio. Impassibile come sempre, la ragazza si alzò, si tolse il grembiule come avesse terminato l’orario. Ma Egidio , che aveva assistito alla scena con crescente interesse, la fermò col gesto. «Signorina,» disse «quanto le dava al mese il mio amico?» «Centomila» fece la ragazza. «Le raddoppio lo stipendio,» disse l’altro «l’assimo io.» Impassibile, la ragazza si rimise il grembiule e sedé di nuovo alla macchina, aspettando ordini. «Scriva» proseguì Egidio: «titolo: “La caduta di un regno”. A capo: Correva l’anno milletrecentocinquantuno dell’èra volgare…“. Cominciò a udirsi il caratteristico ticchettio veloce. Egidio dié un’occhiata al foglio, dietro le spalle della ragazza. «Alt» disse. Il ticchettio della macchina tacque. La ragazza sfilò il foglio e lo consegnò ad Egidio, che lo prese quasi con religione. Vi si vedeva scritto, al posto del titolo: «La caduta di un ragno». Egidio lesse, approvò. «Per oggi basta» disse. «Grazie. Può andare.» La ragazza si tolse il grembiule, si ravviò i capelli, si dié una ritoccatina al trucco e, con un piccolo cenno di saluto, uscì a testa alta, impettita, tranquilla, come chi sa di avere compiuto il proprio dovere e bene speso la giornata. Salto di tempo. Salutiamo, signori, in Egidio, scrittore fino ad allora noioso e banale quant’altri mai, l’artista che dalla critica unanime viene additato come un grande umorista, l’autore alla moda, i cui libri gli editori si contendono a colpi di milioni, i cui racconti vengono acquistati a peso d’oro dalle maggiori riviste, le cui opere si stampano a centinaia di migliaia di copie, e che il pubblico acclama. Da che la metamorfosi? La dattilografa. Quella preziosa ragazza ha portato vita, splendore, smalto, scintillii, sprazzi di genialità nello stile e nell’opera già scialbi dello scrittore, il quale è divenuto brillantissimo, pieno di fantasia e di immaginazione, in una parola, sorprendente. I suoi racconti, le scene e i dialoghi delle sue commedie, che prima avevano fatto sbadigliare intere platee, folle innumerevoli, sono diventati irresistibili, da che li batte a macchina la straordinaria dattilografa. Seguì un romanzo in cui si parlava per pagine e pagine di cozze felici. Chi avrebbe potuto immaginare quei molluschi felici?Egidio aveva pensato e dettato «nozze felici», un caso banalissimo da cui si possono trarre, sì, situazioni e spunti molto comici e umoristici, ma lui non aveva saputo trarne che dei luoghi comuni. I quali, tuttavia, erano diventati di una comicità irresistibile, applicati al mondo delle cozze, del quale la brava incapace dattilografa gli aveva involontariamente suggerito l’idea. In altra occasione, di una briciola d’amore costei fece una braciola d’amore. Diventò il piatto di moda. Nelle liste di tutti i ristoranti à la page, figurava regolarmente la «braciola d’amore», in omaggio allo scrittore che aveva lanciato questa pietanza. Sotto il ticchettio sbrigliato e spensierato della fanciulla, le forme procaci diventano precoci e le precoci procaci; gli apologhi epiloghi, gli epiloghi apologhi, gl’innamorati passeggiavano sotto le stalle e nei film si vedevano le stalle del cinema. Ella dava ad Egidio anche delle idee comerciali. Un giorno, in un racconto concernente una soave e timida fanciulla, Egidio dettò: «il suo viso era soffuso d’una dolce mestizia ». Venne fuori «dolce mestozia». Egidio ebbe da questo l’idea di lanciare sul mercato una pretesa «mestozia dolce» , crema per la pelle, da soffondere sul viso, prodotto di bellezza, che aveva anche il vantaggio d’essere molto gradevole di sapore, sicché «invitava ai baci» , com’era scritto nell’etichetta; «dopo averla assaggiata una volta,» diceva lo slogan pubblicitario «vostro marito vorrà baciarvi sempre… tutti vorranno baciarvi, se sapranno che usate “mestozia dolce“; usate tutte “mestozia dolce"; ricordate: “mestozia dolce“! In vendita in tutte le profumerie e istituti di bellezza». Figurarsi, le donne andavano matte per comprarla e gli uomini per assaggiarla. Egidio ci fece i milioni. Purtroppo la ragazza , da lui coperta d’oro, sentì rimordersi la coscienza, per i molti errori che commetteva scrivendo a macchina, e dei quali finì per rendersi conto. E un giorno non resisté più. «Voglio» disse a se stessa «fortissimamente voglio meritare questo eccellente trattamento del mio buon principale, che non mi fa mai un rimprovero per i miei strafalcioni!» Si mise a studiare bene dattilografia, s’esercitò, pose attenzione nel lavoro, diventò impeccabile. Fu il crollo. |
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